La compassionevole risposta del Maestro Zen Thich Nhat Hanh alle persecuzioni dei suoi allievi in Vietnam
Il koan “Bat Nha” è il koan di tutti; è il koan di ogni persona e di ogni comunità. La pratica del koan può essere portata avanti da un monaco o una monaca di Bat Nha, un monaco o una monaca che studia presso un Istituto Buddhista in Vietnam, un Venerabile della Chiesa Buddhista del Vietnam, un poliziotto, un prete Cattolico, un ministro Protestante, un membro del Politburo, un membro del Comitato Centrale, il responsabile di un giornale o settimanale, un intellettuale, un artista, un uomo d’affari, un insegnante, un giornalista, un abate o una badessa, un leader politico internazionale o un ambasciatore. Bat Nha rappresenta un’opportunità, perché Bat Nha può aiutati a vedere chiaramente quello che prima non eri in grado di vedere o non volevi vedere”.
Non cercare soltanto ciò che vuoi vedere:
sarebbe futile.
Non cercare nulla,
lascia che l’intuizione arrivi da sé.
Quella intuizione ti aiuterà a liberarti. – Nhat Hanh
Bat Nha è un monastero nell’altopiano centrale del Vietnam, è una comunità di monaci e monache perseguitati dal governo vietnamita, ed è la grande crisi del Buddhismo vietnamita all’alba del 21° secolo.
Un koan (in cinese gong an, e in vietnamita cong an) è uno strumento di meditazione, un particolare enigma Zen. I koan non vengono risolti con il ragionamento, ma con la pratica della consapevolezza, la concentrazione e l’intuizione. Un koan può essere contemplato e praticato individualmente o collettivamente, ma fino a che rimane irrisolto, un koan ti lascia inquieto. È come una freccia conficcata nel nostro corpo, che non riusciamo ad estrarre. Fintanto che rimane dentro, non possiamo essere felici, e non possiamo essere in pace. Eppure la freccia del koan non proviene realmente da fuori, e non è nemmeno una disgrazia. Un koan è un’occasione per guardare in profondità e per trascendere le nostre preoccupazioni e la nostra confusione. Un koan ci costringe ad affrontare le grandi domande della vita, domande sul nostro futuro, sul futuro del nostro paese e sulla nostra vera felicità.
Alcuni dei più noti koan zen sono: “Il cipresso nel cortile”, “Se ogni cosa ritorna all’uno, l’uno dove ritorna?”, “Un cane ha natura di Buddha?”, “Chi sta invocando il nome del Buddha?” Grandi leader e statisti del Vietnam hanno a lungo praticato l’arte della contemplazione del koan, e hanno contribuito a comprenderne molti dei più celebri.[1] Il Maestro Zen Tue Trung, il cui fratello, il generale Tran Hung Dao fu in grado di respingere l’invasione di Gengis Khan, ha offerto il potente koan: “Tutti i fenomeni sono impermanenti. Tutto ciò che è nato alla fine deve morire. Che cosa nasce, e che cosa muore?”
Un koan non può essere risolto con argomenti intellettuali, la logica o la ragione, né con discussioni, come ad esempio che cosa è la mente e cosa è la materia. Un koan può essere risolto soltanto attraverso il potere della retta presenza mentale e della retta concentrazione. Una volta che abbiamo penetrato un koan, proviamo un senso di sollievo, e non abbiamo più interrogativi o paure. Vediamo il nostro sentiero e realizziamo una grande pace.
“Un cane ha la natura di Buddha?” Se pensi che sia un problema del cane avere o non avere la natura di Buddha, o se pensi che sia solo una questione filosofica, allora non è un koan. “Dove ritorna l’uno?” Se pensi che questa è una domanda che riguarda il movimento di una qualche realtà oggettiva esterna, allora neppure questo è un koan. Se pensi che Bat Nha è un problema solo per 400 monaci e monache in Vietnam, un problema che richiede semplicemente una “ragionevole e adeguata” soluzione, allora neanche questo è un koan. Bat Nha diventa davvero un koan solo quando lo riconosci come un problema tuo, un problema che riguarda profondamente proprio la tua felicità, la tua sofferenza, il tuo futuro e il futuro del tuo paese e della tua gente. Se non puoi risolvere il koan, se non riesci a dormire, mangiare o lavorare in pace, allora Bat Nha è diventato il tuo koan.
“Consapevolezza” significa ricordare qualcosa, tenerla nel cuore tutto il giorno e tutta la notte. Il koan deve rimanere nella nostra coscienza ogni secondo, ogni minuto della giornata, non lasciarci nemmeno per un istante. La consapevolezza deve essere continua e ininterrotta, e la consapevolezza continua porta alla concentrazione. Mentre mangia, si veste, urina e defeca, il praticante ha bisogno di tenere il koan nella mente e osservarlo in profondità. Il koan sta sempre nella sua mente.
“Chi è il Buddha il cui nome dobbiamo invocare? Chi sta facendo l’invocazione? Chi sono io?”
Devi trovare tu la risposta. Finché non l’hai trovata, non hai fatto nessun passo avanti, non sei ancora completamente sveglio, non hai compreso.
SONO UNA MONACA DELLA COMUNITÀ DI BAT NHA. Bat Nha è il mio koan e ho l’opportunità di guardare in profondità in esso in ogni momento della mia vita quotidiana. Ogni giorno contemplo il koan Bat Nha, quando siedo in meditazione, quando cammino in consapevolezza, quando cucino, lavo i miei vestiti, sbuccio le verdure o scopo il pavimento, in ogni momento Bat Nha è il mio koan. Devo produrre consapevolezza e concentrazione, perché per me è una questione di vita o di morte, dei miei ideali e del mio futuro. Sappiamo che abbiamo avuto successo nella nostra pratica perché nonostante tutte le oppressioni e le molestie subite molti di noi nella nostra comunità riescono ancora a ridere e a essere freschi come fiori. Siamo ancora in grado di generare pace e amore, e di non lasciarci trascinare da preoccupazioni, paure o odio. Eppure ci sono alcuni di noi che soffrono ancora, oppressi dal trauma dei giorni in cui Bat Nha e il tempio Phuoc Hue sono stati attaccati. Una delle monache ha offerto al nostro Maestro alcuni versi frutto di una profonda intuizione. Ha scritto:
“Il Bat Nha di ieri è diventato pioggia che cade sulla terra e fa germogliare il seme del risveglio”
Questa monaca ha solo 18 anni, è stata ordinata meno di due anni fa, ma è arrivata a comprendere il koan Bat Nha.
Tutto ciò che vogliamo è praticare: perché non possiamo? I monaci anziani del Vietnam vogliono proteggerci e sostenerci. Perché il governo glielo impedisce? Non sappiamo niente di politica, non ci interessa affatto. E allora perché continuano ad accusarci di ingerenza nella politica dicendo che Bat Nha è una minaccia per la sicurezza nazionale? Perché lo scioglimento di Bat Nha è così importante da richiedere il ricorso all’utilizzo di bande mercenarie, calunnie, inganni, violenze e minacce? Gli aggressori hanno l’età dei nostri padri e zii: come hanno potuto farci questo? Se il governo ci impedisce di vivere insieme e ci costringe, fino all’ultimo di noi, a disperderci in tutte le direzioni, come potrà mai la nostra comunità tornare a riunirsi? Come mai in altri paesi si può praticare questa tradizione liberamente, e noi non possiamo? Queste domande si presentano incessantemente e non possono scomparire. Esigono risposta.
Durante il tempo della meditazione seduta, della meditazione camminata, o durante l’ascolto di un discorso di Dharma, durante la preparazione dei pasti, il lavoro nell’orto, o mentre si fanno altri lavori in consapevolezza, generiamo l’energia della consapevolezza e della concentrazione. Questa energia è come un fuoco che brucia tutti i pensieri ossessivi e gli interrogativi.
Il Bat Nha di ieri era felicità. Potevamo essere fedeli a noi stessi e vivere nel modo in cui volevamo vivere. Per la prima volta nella nostra vita eravamo in un ambiente in cui si poteva parlare apertamente e condividere i nostri pensieri e sentimenti più profondi con i nostri fratelli e sorelle, senza sospetti, senza timore di essere traditi. Avevamo l’opportunità come giovani di servire il mondo, in uno spirito di vera fratellanza e sorellanza. Questa era la più grande felicità. Poi Bat Nha è diventato un incubo, ma nessuno potrà mai toglierci la libertà interiore di cui abbiamo scoperto l’esistenza. Io hp trovato la mia via. Che Bat Nha esista o no, io non ho più paura. Posso vedere che Bat Nha è diventato pioggia che aiuta l’indistruttibile seme di diamante del risveglio a germinare dentro di noi. Anche se siamo stati cacciati dal Tempio di Phuoc Hue e Bat Nha non c’è più, i semi del risveglio che sono stati messi nei nostri cuori non potranno più esserci sottratti. Thay ha insegnato a ciascuno dei suoi studenti a diventare un Bat Nha , un Phuong Boi[2]. Noi siamo la continuazione di Thay e sappiamo che creeremo numerosi Bat Nha e Phuong Boi in futuro.
Abbiamo già il seme in noi e abbiamo il nostro sentiero, perciò non abbiamo più paura del nostro futuro né di quello del nostro paese. Domani, avremo la possibilità di aiutare coloro che oggi ci perseguitano. Loro non riescono a vederlo ora, ma un giorno capiranno. Sappiamo che molti di coloro che ci hanno attaccato e ci hanno fatto soffrire hanno già iniziato a vedere la verità. Pregiudizi e percezioni erronee come quelle che hanno costruito il muro di Berlino alla fine crollano, si disintegrano. Non c’ alcun bisogno di preoccuparsi o disperarsi. Possiamo ridere, raggianti come il sole del mattino.
SONO UN UFFICIALE DI POLIZIA IN VIETNAM. In un primo momento, ho creduto che l’ordine ricevuto dai miei superiori di sgomberare Bat Nha fosse giustificato, che fosse nell’interesse della sicurezza nazionale. Avevo fiducia nei miei superiori. Tuttavia, nell’eseguire l’ordine, ho visto cose che mi hanno spezzato il cuore. Bat Nha è diventato un koan per la mia vita. Non riesco a mangiare, non riesco a dormire. Mi rigiro tutta la notte. Mi chiedo: cosa hanno fatto queste persone, per essere trattate come reazionarie, come minacce alla pubblica sicurezza? Hanno un aspetto così pacifico, e io non trovo pace. E se io non ho pace nel mio cuore, come posso mantenere la pace nella società?
Quei giovani monaci e monache non hanno infranto nessuna legge. In realtà, noi abbiamo collaborato con coloro che hanno preso i loro beni con la forza. Li abbiamo costretti a lasciare il luogo che hanno contribuito a costruire, dove hanno vissuto in pace per anni. Abbiamo fatto di tutto per cacciarli, ma loro hanno resistito. Mostravano tanto amore l’uno per l’altro – c’era qualcosa che li teneva uniti gli uni agli altri. Vivevano con una tale integrità. Pur essendo giovani, nessuno di loro si era lasciato trascinare dal fumo, dalla droga o dal vuoto sesso. Vivevano con semplicità, mangiando cibo vegano, sedevano in meditazione, ascoltavano i sutra, condividevano la loro vita, e non facevano male a nessuno. Come possiamo dire che sono pericolosi? Non hanno mai detto o fatto nulla contro il governo. Sinceramente non possiamo affermare che sono reazionari o coinvolti nella politica. Eppure li abbiamo accusati di tutto ciò e li abbiamo cacciati con ogni mezzo possibile. Li abbiamo minacciati, abbiamo tolto loro l’energia elettrica e l’acqua, siamo andati ogni notte per molti mesi a molestarli chiedendo di vedere i loro documenti d’identità, più e più volte, abbiamo fatto tutto il possibile per fiaccare il loro spirito. Ma non hanno mai detto una parola di rimprovero, ci hanno offerto il tè, hanno cantato per noi e ci hanno chiesto di poter fare foto ricordo con noi.
Alla fine abbiamo ingaggiato delle bande per distruggere la loro comunità, per assalirli e cacciarli. Siamo dovuti andare lì, vestiti da civili per identificare e individuare i responsabili in modo che i teppisti potessero neutralizzarli e portarli via. Non hanno accennato a reagire nemmeno una volta. Le loro armi erano soltanto invocare il nome del Buddha, sedere in meditazione e tenersi stretti con le braccia per impedirci di separarli quando li costringevamo a seguirci nelle auto in attesa. Il Governo Centrale ha persino inviato un Generale Maggiore per coordinare l’attacco. Perché mai abbiamo bisogno di mobilitare una forza così massiccia, dal governo centrale a quello locale, per disperdere un gruppo di giovani con le mani vuote e i cuori innocenti?
E perché ci è voluto più di un anno per riuscire a cacciarli? Cosa c’era nel tempio che li rendeva così determinati a rimanere? Ogni giorno avevano soltanto due pasti vegani, avevano tre sessioni di meditazione, un discorso di Dharma e una sessione di meditazione camminata. Perché erano così numerosi, così giovani, e vivevano così armoniosamente tra loro? Alcuni di loro erano laureati, alcuni erano figli e figlie di dignitari di alto rango, o avevano fatto carriere brillanti con impieghi ben remunerati. Avevano abbandonato tutto per condurre una vita umile. Cosa c’era di tanto buono in tutto ciò da attrarre così tanti giovani? Come possiamo affermare che erano stati istigati ad opporsi al governo dalle parole melliflue di una persona che vive in Occidente?
Gli ordini provenivano dall’alto e ho dovuto obbedire, ma me ne vergogno profondamente. In un primo momento ho pensato che erano solo misure temporanee, per il bene del paese, per preservare l’unità nazionale. Ora io so che l’intera operazione è stata falsa, crudele e offensiva per la coscienza umana. Tuttavia sono costretto a tenere questi pensieri per me. Non oso condividerli con gli ufficiali della mia unità, tanto meno con i miei superiori. Non posso andare né avanti né indietro, sono soltanto un ingranaggio di una macchina e non posso uscirne. Che cosa devo fare per essere onesto con me stesso?
SONO UN MEMBRO DELLA CHIESA BUDDHISTA DEL VIETNAM. Bat Nha mi ossessiona giorno e notte. So che questi giovani monaci praticano il vero Dharma. Tutti coloro che sono entrati in contatto con loro lo confermano. Allora perché siamo incapaci di proteggerli? Perché dobbiamo vivere e comportarci come se fossimo impiegati del governo? Quando potrò realizzare il mio sogno di praticare la religione senza interferenza politica? Durante i periodi di colonizzazione straniera, o durante i regimi Diem e Thieu, i Buddhisti hanno affrontato molte avversità, ma i monaci non sono mai stati così strettamente controllati come lo sono adesso. Ciò che i funzionari vogliono oggi è un Buddhismo basato su fede cieca e rituali, non un Buddhismo che offra una vera guida spirituale e abbia la capacità di promuovere un modo etico di vivere. Hanno paura di un Buddhismo che offre una forte leadership spirituale, e accettano solo organizzazioni religiose che possono essere controllate e manipolate. Ma quando il Buddha era in vita rifiutò di sottoporsi a qualunque dominio, persino a quello quella del re Ajatasattu. Durante la colonizzazione francese e i regimi Diem, Ky e Thieu, i nostri antenati hanno combattuto per la libertà. Perché noi non possiamo continuare quel lavoro? Perché ci siamo lasciati manipolare diventando gli strumenti di una politica che calpesta i nostri ideali di servizio, la nostra nobile aspirazione al risveglio?
In un primo momento ho pensato che se avessi assecondato il governo avrei avuto la possibilità di fare almeno un po’ il lavoro del Buddha, mentre se mi fossi opposto al governo non sarei stato in grado di fare nulla. Così ho dovuto subire in silenzio le critiche e il disprezzo dei miei colleghi pur di appartenere al sistema. In seguito però, ho visto che è stato grazie alla capacità e al coraggio di coloro che sono al di fuori della Chiesa Buddhista di dare voce alle loro proteste, se potevo permettermi di fare un lavoro Buddhista, anche se in modo limitato. Quando verrà scritta la storia del Buddhismo vietnamita, come risponderò io di tutto ciò? Il mio obiettivo era quello di far rifiorire il Buddhismo, al fine di servire il popolo e la nazione, non di diventare parte di un sistema che esiste soltanto per monitorare e controllare i Buddhisti.
Penso a quel venerabile monaco costretto a ritirare la sua promessa ai monaci e alle monache e perché potessero rimanere e praticare nel suo tempio. Non ha avuto la forza di opporsi. È stato costretto a tradire il suo maestro e i suoi amici, e rompere il voto che aveva fatto solo pochi anni fa. Per lui è una tragedia. Ma chi è questo monaco? È forse qualcun altro? O non è altro che me? Egli è in me. Sono anch’io sotto pressione, e non mi azzardo a fare o dire ciò che sento veramente per proteggere i miei figli spirituali e giovani fratelli e sorelle. Il mio desiderio più profondo non è forse quello di guidare le generazioni future, e ripagare il mio debito di gratitudine nei confronti del Buddha? Se è così, come posso giustificare il fatto che sono rimasto impotente a guardare i giovani monaci e monache, i miei discendenti spirituali, che venivano oppressi, umiliati e calpestati? Come posso avere il coraggio di guardare negli occhi i miei figli spirituali, la mia continuazione? Qual è il mio vero volto? Chi sono io?
Siamo fratelli e sorelle, figli del Buddha. È forse perché la nostra pratica della fratellanza non è abbastanza salda che sono riusciti a dividerci, e abbiamo finito con incolparci e odiarci gli uni con gli altri? Secondo l’insegnamento del Buddha sulla non-dualità, sia che seguiamo la Chiesa Buddhista Unificata o la Chiesa Buddhista del Vietnam, siamo ancora fratelli e sorelle della stessa famiglia. Possiamo fare ciò che dobbiamo senza litigare o contrapporci, senza dover considerare l’altro come nemico. Questa inimicizia è sorta perché la nostra pratica è ancora debole? Tutto questo è accaduto perché il nostro potere spirituale non è ancora abbastanza grande? Ma sicuramente abbiamo imparato una lezione: se possiamo accettarci l’un l’altro e riconciliarci l’uno con l’altro, possiamo ancora far risorgere la nostra fratellanza e sorellanza, ispirare fiducia nei nostri concittadini e fungere da modello per tutti. Anche se finora non lo abbiamo fatto la situazione può essere ancora salvata, prima che sia troppo tardi. Un momento di risveglio è sufficiente per cambiare questa situazione.
Sembra che i monaci e le monache di Bat Nha abbiano imparato questa lezione. Anche quando sono stati attaccati ed espulsi non hanno mai mostrato alcun risentimento verso il venerabile abate che li aveva sostenuti in questi anni. Sapevano che subiva forti pressioni per costringerli ad andarsene, e che alla fine è crollato. Se noi nella Chiesa Buddhista siamo stati obbligati a tradire i nostri fratelli e le nostre sorelle è perché la nostra integrità spirituale non è ancora sufficientemente forte. Come possiamo essere abbastanza sinceri e determinati nella nostra pratica quotidiana per generare la forza spirituale di cui abbiamo bisogno? Solo quando comprendiamo possiamo amare. Quando amiamo l’altro non possiamo vederlo come nemico. Finché ci vediamo l’un l’altro come nemici, saremo vittima di schemi di divisione e separazione.
Bat Nha non è un soltanto un problema da risolvere per la Chiesa Buddhista Centrale. Bat Nha è un koan, la sfida della nostra vita. Come possiamo risolverlo in modo tale da non vergognarci davanti ai nostri antenati? Perché non riesco a condividere i miei pensieri e i miei sentimenti con i miei amici della Chiesa Centrale Buddhista del Vietnam? Perché non ci hanno permesso di armonizzare le nostre opinioni? Perché dobbiamo nascondere i nostri pensieri e le nostre emozioni?
I Buddhisti vietnamiti hanno rispettato e seguito il Buddha, il Dharma ed il Sangha negli ultimi duemila anni. Ma ora sono stati ingaggiate bande persone che sono entrate con le scarpe nella Sala del Buddha, hanno messo striscioni offensivi sull’altare, hanno sbraitato, maledetto e gettato escrementi umani su venerabili monaci, hanno distrutto oggetti sacri, e hanno aggredito violentemente, picchiato e cacciato i monaci e le monache dal loro tempio. Sono stati alcuni funzionari del governo ad assumerli e a dire che erano Buddhisti. Questa è una macchia orribile nella storia del Buddhismo in Vietnam. Ci ripugna e ci fa star male. Perché non abbiamo il coraggio di parlare? La Chiesa Buddhista del Vietnam, i cui membri sono stati calunniati, falsamente accusati e schedati dal governo, riuscirà a scrollarsi di dosso questo oltraggio, e a dimostrare l’innocenza dei buddhisti vietnamiti?
SONO UN FUNZIONARIO DEL GOVERNO COMUNISTA DEL VIETNAM. Per me Bat Nha è un’occasione di guardare la verità in profondità e trovare pace nel mio cuore e nella mia mente. Se non ho pace, come posso essere felice? Ma come posso avere pace se in realtà non credo nella strada che percorro, e non credo e non ho fiducia in coloro che chiamo compagni? Possiamo essere compagni ma sognare sogni diversi? Perché non riesco a condividere i miei pensieri e i miei sentimenti reali con quelli che considero i miei compagni? Ho paura di essere denunciato? Di perdere la mia posizione? Perché tutti quanti dobbiamo dire esattamente le stesse cose, quando nessuno di noi ci crede? Questa non è forse la vicenda dei Vestiti Nuovi dell’Imperatore, dove tutti i membri della corte giurano che l’imperatore indossa una veste meravigliosa, mentre in realtà è completamente nudo?
Il mio sogno più grande è che la mia felicità sia in armonia con il mio paese. Proprio come gli alberi hanno le loro radici e l’acqua ha la sua fonte, la nostra patria ha il suo patrimonio di conoscenza spirituale. La dinastia Ly è stata la più pacifica e compassionevole dinastia nella storia del nostro paese. Sotto la dinastia Tran l’unità del popolo è stata abbastanza forte da consentirgli di respingere gli attacchi del nord. Questa unità è stata possibile grazie al contributo del Buddhismo come sentiero spirituale di inclusione e accettazione, capace di coesistere con altre tradizioni spirituali ed etiche, come il Taoismo e il Confucianesimo, e così costruire un paese in cui non è mai necessario espellere o eliminare nessuno.
Ho avuto la possibilità di studiare. So che il Buddhismo non è una religione teistica, ma è profondamente umanista. Il Buddhismo è orientato all’apertura, non è dogmatico, c’è in esso lo uno spirito razionale dell ricerca. Nel nuovo secolo il Buddhismo può andare di pari passo con la scienza. “Scienza” qui significa spirito di ricerca scientifica, disponibilità a lasciar andare le vecchie opinioni per abbracciare quelle nuove più vicine alla realtà. La Scienza Moderna è andata ben oltre la scienza tradizionale, in particolare nel settore della fisica quantistica. Ciò che ho riconosciuto come scienza in passato è ancora scienza oggi? Mente e materia sono solo due manifestazioni di un’unica realtà. Si contengono a vicenda e dipendono l’una dall’altra per manifestarsi. La scienza moderna sta investendo tutte le sue energie nel superamento dei modi dualistici di pensare su mente e materia, dentro e fuori, soggetto e oggetto, spazio e tempo, massa ed energia e così via. Se sono ancora prigioniero della rabbia, dell’ansia, del desiderio e della discriminazione la mia mente non può essere sufficientemente concentrata per vedere la verità. Nonostante gli strumenti sofisticati che uso, dietro a tutta quella tecnologia c’è ancora la mia mente ad osservare.
In cuor mio so che la gente ha sostenuto la rivoluzione con tanta forza per amore del proprio paese, non di un’ideologia. Se il sostegno della gente fosse stato fondato solo su un’ideologia, e non sul suo profondo amore per il paese, allora avremmo sicuramente fallito. So che nel 1940 alcuni di noi, a causa della zelante e fanatica devozione a una ideologia, hanno schiacciato e assassinato rivoluzionari che combattevano al nostro fianco contro gli aggressori stranieri. Le ferite di allora non sono ancora guarite.
Per quanto riguarda la lotta di classe, io mi chiedo: quale classe detiene il potere, adesso? Il proletariato o i capitalisti? Esiste qualcosa come un “Il Capitalismo del Popolo”, oppure questa è solo una finzione di comodo?
Se vogliamo avere successo, la politica del Partito deve riflettere i desideri più profondi del Popolo (Y Dang, Long Dan). Il desiderio profondo del Popolo è che i monaci e le monache abbiano la libertà di praticare e aiutare il mondo secondo il loro ideale, in accordo con le leggi del paese. Il desiderio profondo del Popolo è che ogni cittadina e cittadino possa esprimere il proprio pensiero senza paura di denuncia o di arresto. Il desiderio profondo del Popolo è che la religione sia distinta dalle faccende politiche, e di tenere la politica fuori dalla religione. Se i desideri profondi del Popolo sono soddisfatti, allora c’è naturalmente unità, e il Partito viene sostenuto. Se il Partito è in armonia con il cuore del Popolo non ha più bisogno di fare appello all’unità o il Partito riceve sostegno. Questa è la volontà del Popolo. Qual è la politica del Partito?
So che durante le dinastie Tran e Ly, lo spirito di inclusione del Buddhismo unì tutta la nazione. Grazie a questo spirito, tutti coloro che amavano il paese hanno avuto la possibilità di contribuire al lavoro di costruzione e protezione della nazione, nessuno escluso. Questo spirito di inclusione nel Buddhismo si chiama equanimità, ed è una delle quattro virtù Buddhiste, accanto alla gentilezza amorevole, alla compassione e alla gioia. L’inclusività è una preziosa eredità spirituale, un tesoro culturale. So che durante le dinastie Ly e Tran, re e uomini politici praticavano il Buddhismo proprio come il popolo. Rispettando i precetti buddhisti, seguendo una dieta vegetariana e facendo opere buone, sono stati in grado di guadagnarsi la fiducia ed il sostegno del loro popolo.
Come possiamo sradicare le orribili piaghe sociali della tossicodipendenza, prostituzione, gioco d’azzardo, violenza, corruzione e abuso di potere quando i funzionari responsabili della loro abolizione sono a loro volta schiavi degli stessi vizi? Come può la politica di governo dei “distretti culturali” e dei “villaggi culturali” avere successo se si basa solo su controlli meccanici e punizioni? Chi è che deve essere ispezionato, chi deve essere punito?
So che ogni famiglia che pratica e rispetta gli addestramenti alla consapevolezza gode di pace, gioia e felicità. Negli ultimi duemila anni, il Buddhismo ha insegnato alle persone come vivere una vita etica, essere vegetariani e rispettare gli addestramenti. Seguire una dieta vegetariana è un segno di padronanza sulla mente avida, di capacità di non cedere ai desideri. Quando i Buddhisti osservano una dieta vegetariana, rispettano gli addestramenti e agiscono bene, lo fanno volontariamente e non perché costretti o per paura della punizione. In questo momento, i giovani monaci e le monache di Bat Nha stanno andando proprio in questa direzione, dando un nuovo impulso a questo modo etico di vivere e hanno tutto il potenziale per avere successo. Allora, perché vogliamo reprimerli ed eliminarli? Abbiamo forse paura che se avranno il supporto delle masse sarà a nostre spese? Perché non riesco ad aprire il mio cuore alla pratica come loro, essere uno di loro e trarre beneficio dal loro sostegno? Perché non possiamo fare come hanno fatto i re delle dinastie Tran e Ly? Soltanto perché siamo marxisti significa che non abbiamo il diritto di prendere rifugio nel Buddha, nel Dharma e nel Sangha, essere vegetariani e praticare gli addestramenti alla consapevolezza?
So che nel partito e nel governo molte persone oggi affermano di essere aperti nei confronti della religione e della spiritualità. In realtà tutti gli alti funzionari credono in cose come il feng shui, il destino, i poteri psichici e perfino nell’idea di estendere la durata della vita di una persona con il trasferimento di anni di vita da qualcun altro. Sono andati da un estremo all’altro. Eppure esteriormente sostengono di non essere superstiziosi.
I re Ly e Tran credevano veramente nel sentiero della virtù e della spiritualità. Molti di loro vivevano vite etiche esemplari, e la gente ha avuto fiducia in loro ed è stata ispirata a fare lo stesso. Un re sapeva come praticare gli addestramenti alla consapevolezza, seguire una dieta vegetariana, far portare coperte nelle prigioni, recarsi nelle città e nei villaggi, per incontrare le persone e vedere la loro realtà: come vivevano e di cosa soffrivano. Un re che sa come fare la meditazione seduta, guardare profondamente nei koan, praticare il ricominciare da capo sei volte al giorno, scrivere commenti sui sutra, prendere rifugio nei saggi consigli di un maestro Zen che rispetta come maestro nazionale, un re che cede il trono al figlio al fine di diventare un semplice monaco sul monte Yen Tu, un simile re può essere un grande esempio di moralità per l’intera nazione.
Oggi invitiamo i funzionari del governo e ci incoraggiamo l’un l’altro a “studiare e seguire il virtuoso esempio di Ho Chi Minh”. Ma chi è colui che sta davvero vivendo come buon esempio per i suoi compagni? Il Buddhismo Mahayana insegna che “Devi essere tu quella persona. Devi essere tu il modello. Tu stesso devi vivere in quel modo. Solo allora darai agli altri l’ispirazione a fare la stessa casa”. Devo essere io quella persona. So che la corruzione e l’abuso di potere sono diventati una calamità nazionale. Ci siamo lamentati già per tanti anni, eppure la situazione peggiora di giorno in giorno. Perché? Forse perché riesco soltanto a vantarmi del glorioso passato dei miei antenati, e di fatto non riesco a fare come hanno fatto loro? Ed oggi, perché dobbiamo bloccare e sopprimere giovani che lo stanno veramente facendo?
Forse la situazione di Bat Nha ha avuto inizio a partire da un’agenzia di viaggi di proprietà di un alto funzionario di polizia. Poi ha coinvolto gli alberghi, i visti, e infine all’abuso di potere e all’esercizio della vendetta. Ora è diventata una politica che tutto il paese deve seguire. Forse non mi sono preso il tempo necessario per esaminare questi fatti. Mi lascio influenzare da false informazioni e con noncuranza permetto a coloro di cui ho la supervisione di far uso di menzogne, inganni e oppressione contro queste persone gentili che non hanno mai causato alcun disturbo alla società. Alla fine, mi sono messo io stesso nella posizione di diventare il nemico delle cose che una volta mi erano care. I miei veri nemici sono veramente fuori di me? I miei nemici sono dentro. Ho abbastanza coraggio e intelligenza per affrontare le mie debolezze? Questa è la domanda fondamentale.
Le pratiche di Plum Village offrono una rara opportunità per modernizzare il Buddhismo nel Vietnam. Negli ultimi quattro anni hanno dimostrato la loro efficacia. Perché ci lasciamo mettere sotto pressione dal nostro potente vicino di casa nel perseguitare e distruggere questo prezioso tesoro vivente? Che cosa otteniamo di così prezioso in cambio della distruzione di un tesoro che già possediamo?
Il modo migliore per celebrare i mille anni di Hanoi è di cercare di praticare e vivere come i nostri grandi antenati Ly Cong Uan, Tran Thai Tong, Tran Thanh Tong, Truc Lam Dai Si, e il Maestro Tue Trung. Essi erano politici capaci di vivere una vita spirituale autentica in cui hanno creduto. Che cosa ho di cui essere orgoglioso, oltre le leggende dei miei antenati? Ho perso il mio ideale rivoluzionario. La sacra fiamma della mia aspirazione si è spenta. I miei compagni non sono più veramente i miei compagni, perché anche il fuoco sacro del loro idealismo rivoluzionario si è spento. Sono nel partito per interesse personale, fama e status. La tradizione di Plum Village è parte del patrimonio culturale del mio paese, e sta contribuendo a una cultura etica globale, non solo in teoria, ma soprattutto in pratica. Così tante le persone in tutto il mondo hanno sentito parlare di questa tradizione e ottengono benefici da questi insegnamenti. Dovrei essere orgoglioso di tutto ciò, e allora perché ho consentito che la tradizione venisse attaccata e spazzata via proprio nella terra dove è nata? Queste sono le domande che possono risvegliare la saggezza interiore se le lascio penetrare e agire nel profondo della mia coscienza. Questo mi darà l’intuizione di cui ho bisogno per vedere il sentiero e la via d’uscita cui aspiro.
SONO UN CAPO DI STATO O UN MINISTRO DEGLI ESTERI. Il mio paese è o non è un membro del Consiglio di Sicurezza o della Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. So che eventi come Bat Nha, Tam Toa, Piazza Tienanmen e l’annessione del Tibet sono gravi violazioni dei diritti dell’uomo. Ma a causa dell’interesse nazionale, siccome il nostro paese vuole continuare a fare affari con quei paesi, siccome vogliamo continuare a vendere armi, aerei, treni veloci, centrali nucleari e altre tecnologie, siccome vogliamo un mercato per i nostri prodotti, non posso esprimermi con franchezza e prendere decisioni reali che creerebbero pressioni sul paese in modo da far cessare la violazione dei diritti umani.
Ho vergogna. La mia coscienza non è in pace, ma siccome voglio che il mio partito e il mio governo abbiano successo, dico che queste violazioni non sono così gravi da far sì che il mio paese prenda una posizione. A quanto pare, io stesso sono vittima del sistema, una specie di macchina, e non posso essere veramente me stesso. Non sono in grado di dare voce ai miei veri sentimenti o di esprimermi sulla situazione. Cosa devo fare per ritrovare la pace di cui ho disperatamente bisogno? Bat Nha è ovviamente una situazione in Vietnam, ma è anche diventato un koan per un politico di alto rango, un leader come me. Quale strada posso seguire per essere veramente me stesso?
Il koan Bat Nha è il koan di tutti, è il koan di ogni individuo e di ogni comunità. Il koan può essere praticato da un monaco o una monaca di Bat Nha, da un monaco o monaca che studia presso un Istituto Buddhista in Vietnam, un Venerabile della Chiesa Buddhista del Vietnam, un ufficiale di polizia, un Capo di Dipartimento, un prete Cattolico, un pastore Protestante, un membro del Politburo, un Presidente di Comitato del Popolo di una città, un Segretario Provinciale di Partito, un membro del Comitato Centrale, un redattore di un giornale o di una rivista, un intellettuale, un artista, un uomo d’affari, un insegnante, un giornalista, un abate o una badessa, un leader politico o un ambasciatore. Bat Nha è un’opportunità, perché Bat Nha può aiutarti a vedere chiaramente ciò che non potevi o non volevi vedere prima.
Nella tradizione Zen ci sono ritiri che durano sette, ventuno e quarantanove giorni. Durante questi ritiri, il praticante è invitato a investire tutto il suo cuore e la sua mente nel koan. Ogni momento della vita quotidiana è anche un momento per guardare in profondità: sedendo, camminando, respirando, mangiando, lavandosi i denti o lavando i propri abiti. In ogni momento, la mente è concentrata sul koan. Il ritiro più frequente dura sette giorni. Ogni giorno il praticante ha la possibilità di interagire con un maestro Zen durante la sessione di guida personale. Il maestro Zen offre la sua guida per aiutare il praticante a dirigere la concentrazione nel modo corretto, aprendo la sua mente e aiutandolo così a vedere, mostrandogli la situazione in modo che la verità possa rivelarsi con chiarezza.
Nelle sessioni individuali la verità non è trasmessa dal maestro al praticante. I praticanti devono realizzare la verità in se stessi. Il maestro Zen offre una decina di minuti di guida per aprire la mente ed evidenziare alcune cose, e poi ognuno ritorna a sedere al proprio posto per continuare a guardare in profondità. A volte ci sono centinaia di praticanti, seduti tutti insieme nella sala di meditazione, di fronte a un muro. Dopo un periodo di meditazione seduta vi è un periodo di meditazione camminata. I praticanti camminano lentamente, ed ogni singolo passo li riporta al koan. Durante i pasti, i praticanti possono mangiare seduti sul cuscino di meditazione. Mentre mangiano contemplano il koan. Anche urinando e defecando hanno la possibilità di guardare in profondità. Il Nobile Silenzio è essenziale per la ricerca meditativa, ed è per questo che fuori della sala di meditazione c’è sempre un cartello che dice Nobile silenzio.
In passato il re Tran Thai Tong raggiunse l’illuminazione meditando sui due koan: “Quattro montagne” e “Una persona autentica non ha nessuna posizione”. Il Maestro Zen Lieu Quan raggiunse l’illuminazione grazie alla sua pratica del koan: “Tutto va verso l’uno, l’uno dove va?” Egli presentò la sua intuizione nel Tempio di Tu Dam nella città di Hue.
Se vuoi avere successo nella tua pratica del koan devi essere capace di lasciar andare tutte le tue conoscenze intellettuali, tutte le nozioni e tutti i tuoi punti di vista. Se sei prigioniero di un’opinione personale, di un punto di vista, o di un’ideologia, non hai abbastanza la libertà per consentire all’intuizione del koan di irrompere nella tua coscienza. Devi lasciar andare tutto ciò che hai scoperto prima, tutto ciò che in passato hai preso per vero. Fino a che ritieni di avere la verità già in mano, la tua mente è chiusa. Anche se la verità bussa alla porta non sarai in grado di riceverla. La conoscenza è un ostacolo. Il Buddhismo richiede libertà. La libertà di pensiero è la condizione base per il progresso. È il vero spirito scientifico. È proprio in quello spazio di libertà che può sbocciare il fiore della saggezza.
Nella tradizione Zen la comunità è un elemento molto positivo. Quando centinaia di praticanti silenziosamente si fermano insieme a guardare in profondità, l’energia collettiva della consapevolezza e della concentrazione è molto potente. Questa energia collettiva alimenta la concentrazione ogni minuto e ogni secondo, e dà l’opportunità di progredire nella pratica del koan. Questa situazione è molto diversa da una conferenza o da una discussione di gruppo. La stabile disciplina della tua pratica meditativa, l’ambiente favorevole alla concentrazione, così come la guida del maestro Zen e il sostegno silenzioso degli amici di pratica, tutto contribuisce ad offrire ottime opportunità di successo.
Questi suggerimenti possono essere visti come una guida personale che ti aiuta nella pratica del guardare in profondità. Considera queste parole come uno strumento, non come la verità. Esse sono la zattera che può portarti sull’altra riva, non sono la riva stessa. Una volta raggiunta l’altra riva devi abbandonare la zattera. Se riesci a guardare in profondità, otterrai la libertà, sarai in grado di vedere il tuo sentiero. Allora puoi anche bruciare queste parole, o buttarle via.
Ti auguro pieno successo nel lavoro di guardare in profondità nel koan Bat Nha.
Maestro Zen Thich Nhat Hanh
Sitting Still Hut, Upper Hamlet
Plum Village, Francia
19 gennaio 2010
[1] Molto tempo fa il re Vietnamita Tran Thai Tong ha praticato lo Zen. Ha meditato sui koan e ha lasciato un contributo di quaranta nuovi koan, così come diverse invocazioni, recitazioni e versi brevi, affinché gli amici praticassero con lui a corte nel Tempio dei Veri Insegnamenti. Questi koan sono stati raccolti nel suo libro Istruzioni sulla Vacuità. Il Maestro Tue Trung, un laico, ha composto tredici koan, che sono raccolti nel libro Record of Zen Master Tue Trung. Il Blue Cliff Record, a cura del maestro zen Yuan Wu nel XII secolo, contiene oltre 100 koan completi di insegnamenti, con commenti e istruzioni. Questo classico è stato utilizzato dai praticanti Zen nel corso dei secoli.
[2] Foglie fragranti di palma, il primo monastero fondato da Thay negli anni ‘60 vicino alla località dove in seguito è sorto Bat Nha.
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