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Bat Nha: il risveglio del fuoco sacro

Lettera di Thay ai monaci e alle monache di Bat Nha, seconda parte.

Monastero di Blue Cliff
21 ottobre 2009

Be-in, Phuoc Hue – Vietnam

Ieri, nella grande sala di meditazione del Monastero di Blue Cliff si è tenuta la cerimonia di ordinazione di due giovani, una che aveva terminato il corso per diventare dentista e l’altra la Business School. Sono sorella Chan Lan Nghiem (Vero Ornamento d’Amore) e sorella Chan Manh Nghiem (Vero Ornamento del Principiante, vale a dire la Mente del Principiante). Queste due sorelle hanno avuto l’opportunità di ricevere insegnamenti sui precetti e le maniere consapevoli da Thay per un’intera settimana prima dell’ordinazione. Sono state accolte come residenti permanenti nel White Crane Hamlet del Monastero di Blue Cliff.

Quando Thay ha tagliato i capelli di queste giovani sorelle, ha pregato per loro con tutto il cuore affinché potessero conservare la mente del principiante per tutta la loro vita monastica. Se riusciamo a preservare la mente del principiante, non c’è dubbio che riusciremo nella pratica. C’è chi riesce nella pratica e chi no. Se i monaci non sanno come praticare, quando ricevono il rispetto e le offerte dei laici possono perdere la propria integrità. Perciò, ogni volta che un gruppo di giovani viene ordinato, il primo consiglio che Thay dà loro è di stare molto attenti al rispetto e alle offerte dei praticanti laici.

Quando indossiamo la veste monastica, diventiamo il simbolo dei Tre Gioielli: il Buddha, il Dharma e il Sangha. Noi rappresentiamo il Gioiello del Sangha, nel quale sono contenuti il Gioiello del Dharma e il Gioiello del Buddha. È questo il motivo per cui, quando i praticanti laici vedono un monaco, vogliono esprimere la loro venerazione con offerte e prostrandosi davanti a quel monaco.

Come dovrebbe praticare un monaco o una monaca appena ordinata quando qualcuno viene a prostrarsi davanti a lui o a lei? Tendiamo a pensare: «Per favore, non prostratevi davanti a me, perché sono stato ordinato da poco, non ho meriti o virtù che possano giustificare un gesto simile». Quando ci rifiutiamo in questo modo, il praticante laico perde l’opportunità di esprimere il proprio rispetto per i Tre Gioielli. Perciò, dovremmo invece rimanere seduti immobili, seguendo il nostro respiro e contemplando: «Questa persona sta esprimendo il suo rispetto per i Tre Gioielli, non per il mio ego. Devo stare seduto immobile perché questa persona possa toccare la terra. Si prosterna davanti ai Tre Gioielli, non a me». Praticando così, saremo al sicuro e la nostra umiltà sarà protetta. Altrimenti verremo corrotti. Siamo corrotti perché abbiamo la percezione di essere l’oggetto del rispetto. È come la bandiera nazionale: è solo un pezzo di stoffa. Nel salutare la bandiera, la gente saluta un paese, non un pezzo di stoffa. Se quel pezzo di stoffa pensa di essere l’oggetto del saluto, si sbaglia.

Thay stesso non ama che la gente si prostri o tocchi la terra davanti a lui. Ma Thay deve praticare e stare seduto lì, in modo che gli altri possano toccare la terra. Toccare la terra è una pratica importante per i praticanti laici, quindi dovremmo sederci con consapevolezza e rappresentare i Tre Gioielli. Se siamo in grado di praticare in questo modo, la persona che tocca la terra può nutrire il proprio rispetto verso i Tre Gioielli e, a nostra volta, noi nutriamo la nostra umiltà. Se non pratichiamo, allora diventiamo vittime del rispetto, e la nostra vita monastica sarà compromessa.


Il Patriarca Thanh Quy aveva una grande umiltà. Non gli piaceva che le persone si prosternassero davanti a lui, ma poiché era un maestro, glielo permetteva. Quando il Venerabile Chi Niem costruì lo stupa per il Patriarca, questi gli ordinò di collocare sulla punta dello stupa una statua del Buddha. In questo modo, era sua intenzione far sì che chi veniva a toccare la terra potesse esprimere il suo rispetto al Buddha, e non al Patriarca. Tutti conoscono questa storia nel nostro tempio ancestrale di Tu Hieu. Noi, sia maestri sia studenti, dobbiamo imparare questo umile atteggiamento dal Patriarca Thanh Quy. Questa pratica di umiltà ci aiuterà a ricordare sempre chi siamo. Possiamo vedere che sia nella tradizione del Nord che in quella del Sud ci sono monaci che si lasciano corrompere perché non hanno questa pratica. Vedono la gente che si prostra davanti a loro e pensano che queste persone stiano ammirando il loro ego. Nel frattempo, tutti sanno che l’io (l’ego) è l’ostacolo più insidioso. Nella tradizione buddhista, il sé non è altro che un’illusione.

Quando tocchiamo la terra, abbiamo l’opportunità di lasciar andare l’illusione del sé. Tocchiamo la terra con i cinque punti del nostro corpo (le ginocchia, i gomiti e la fronte) e apriamo le palme rivolgendole verso l’alto davanti a noi. Contempliamo: «Rispettabile Onorato dal Mondo, rispettati antenati spirituali e di sangue, non ho nulla di cui essere orgoglioso. Tutto ciò che ho, il mio poco talento e la mia intelligenza, mi è stato trasmesso da voi, dal Buddha e dai miei antenati. Io sono solo la vostra continuazione». Guardando in profondità in questo modo, sentiamo che nel nostro essere ci sono molto spazio e libertà, e possiamo liberarci dal complesso (dall’idea) di superiorità. Se abbiamo un complesso di inferiorità, contempliamo anche questo: «Rispettabile Onorato dal Mondo, rispettabili antenati spirituali e di sangue, in me sono presenti alcune debolezze e carenze. Anche queste non sono mie, mi sono state trasmesse. Come vostra continuazione, faccio voto di praticare per trasformare queste debolezze in me e per essere degno delle vostre aspettative».

La vita monastica deve essere modesta e semplice. I dieci precetti dei novizi che riceviamo il giorno in cui entriamo a far parte della comunità monastica sono bellissimi precetti del Dharma. Il sesto precetto è di non usare cosmetici o indossare gioielli, il settimo è di non essere preda di divertimenti mondani, e l’ottavo è di non vivere nel lusso. «Consapevole che un monaco o una monaca che vive circondato da comodità o nel lusso diventa facilmente incline al desiderio dei sensi e all’orgoglio, faccio voto di vivere tutta la mia vita in modo semplice, con pochi desideri. Sono deciso a non sedermi su sedie lussuose o sdraiarmi su letti lussuosi, a non indossare sete o tessuti ricamati, a non vivere in alloggi lussuosi e a non viaggiare con mezzi di trasporto di lusso».

La bellezza di un monaco è fatta di umile virtù e di vita semplice. Perciò, quando ricevono offerte, i monaci non le tengono per sé, ma le condividono con il Sangha, la comunità monastica. Queste offerte sono destinate solo a chi ne ha davvero bisogno. La vita monastica deve essere “insufficiente nei tre bisogni fondamentali”, il che vuol dire che i nostri bisogni in termini di cibo, di vestiario e di alloggio non devono essere soddisfatti per intero.

Perché questa pratica sia corretta, qualcosa deve mancare. Per esempio, quando mangiamo, non dovremmo mangiare fino a sentirci più che sazi. Quando ci vestiamo, non dovremmo vestirci in modo troppo comodo, e anche non in modo lussuoso. Quando alloggiamo da qualche parte, non dovrebbe essere troppo comodo, e nemmeno troppo lussuoso. Con questi standard, si può determinare chi sono i veri praticanti e chi no. Quando indossiamo la veste monastica, abbiamo la dignità per ricevere rispetto e offerte. Se non pratichiamo, abuseremo di questo rispetto e di queste offerte e smarriremo il nostro corpo di Dharma. Il corpo del Dharma è la vera vita spirituale.

Monastero di Blue Cliff, New York

Thay è fortunato: anche a questa età si sente ancora imbarazzato quando un praticante laico fa un’offerta a Thay. Come forse già sapete, anche Thay vive in semplicità come voi, e ogni volta che qualcuno fa un’offerta a Thay, Thay non la tiene mai per sé. In tutti i nostri monasteri, abbiamo il Programma Comprensione e Amore (un programma di aiuto), e riduciamo sempre i nostri consumi per condividere le nostre risorse materiali con chi ne ha bisogno: gli orfani, gli anziani indigenti, i bambini poveri senza istruzione e una corretta alimentazione, e le vittime della povertà, delle malattie e dei disastri naturali. Nutriamo la nostra compassione e la nostra gentilezza amorevole grazie a questi programmi di aiuto. E tantissimi fratelli e sorelle monastici e laici ci hanno aiutato con tutto il cuore in questo lavoro. Questa è una delle grandi felicità dei monaci. È la pratica del secondo precetto: condividere tempo, energia e risorse materiali con chi ha realmente bisogno. L’essenza della nostra felicità deriva dalla nostra profonda aspirazione e dalla nostra fratellanza e sorellanza, non dai nostri consumi. I giovani vengono da noi in gran numero perché possono toccare questa felicità. Unendosi alla nostra comunità, possono esercitarsi a lasciare andare i propri attaccamenti e le proprie sofferenze, e possono assaporare la felicità che deriva da una profonda aspirazione e da una vera fratellanza e sorellanza. Entrambe le sorelle ordinate ieri provengono da famiglie benestanti, hanno un livello di istruzione elevato e avevano condizioni più che sufficienti per vivere una vita agiata. Ma hanno rinunciato a tutto per poter essere ordinate. I loro occhi brillavano quando hanno ricevuto i precetti delle novizie. Questo dimostra che in loro c’è una grande felicità, e questa felicità è fatta della sostanza della profonda aspirazione e della fratellanza e della sorellanza.

Thay riconosce che anche un rivoluzionario ha un’aspirazione simile a quella di un monaco. Anche quando il principe Siddharta Gautama ha lasciato il trono per diventare monaco è stata un’azione rivoluzionaria. Possiamo lasciar andare gli attaccamenti mondani perché abbiamo grandi aspirazioni. Anche il rivoluzionario deve avere grandi aspirazioni, altrimenti non può abbandonare la vita materiale per mettersi al servizio del suo Paese. E, come i monaci, il rivoluzionario deve vivere una vita semplice, non appesantita da fama e benefici. Anche un vero rivoluzionario vive una vita semplice come un monaco e la sua felicità è simile a quella di un monaco. Ciò significa che la sostanza di questa felicità è una profonda aspirazione e un senso di cameratismo. «Le maniche della tua camicia sono strappate e i miei pantaloni rattoppati. Eppure, sorridiamo; anche con i piedi gelati senza scarpe. Amandoci l’un l’altro, ci teniamo per mano» (da un canto rivoluzionario). In questo spirito, anche un poliziotto è un rivoluzionario. Anche il poliziotto può vivere felicemente con il suo ideale rivoluzionario e il suo cameratismo come i monaci.

Tra coloro che hanno ricevuto i Quattordici Addestramenti alla Consapevolezza negli Stati Uniti c’è un capitano delle forze di polizia, di nome Cheri Maples. La sua pratica è molto profonda. Ha ricevuto i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza, e dopo molti anni ha ricevuto i Quattordici Addestramenti alla Consapevolezza, e nel 2008 ha ricevuto la trasmissione della lampada per essere un’insegnante laica di Dharma. In realtà, Cheri Maples aveva già svolto in modo eccellente il suo compito di insegnante di Dharma nei dieci anni precedenti la trasmissione. Aveva trasmesso la pratica a coloro che avevano la responsabilità di mantenere la pace nella società: agenti di polizia, avvocati, giudici e personale del Dipartimento di Correzione.

Cheri Maples ha lavorato in polizia per vent’anni, e si è occupata di assumere, licenziare e formare nuovi agenti e agenti già operativi. Nell’arco di questi vent’anni, Cheri Maples ha praticato nella tradizione del Plum Village per 14 anni. Questa pratica ha aiutato Cheri a trasformarsi molto, e le ha permesso di riuscire a fare grandi cose nella formazione, nella distribuzione e nell’assegnazione degli agenti di polizia. Grazie a questi grandi risultati, è stata invitata ad assumere una posizione di alto livello nel Dipartimento di Correzione e nel Dipartimento di Giustizia. In queste posizioni, Cheri ha formato più di 1500 persone, tra cui agenti di polizia, avvocati, giudici e funzionari statali nelle tecniche che ha imparato da Plum Village. Oggi Cheri fa ricorso a queste pratiche per aiutare chi lavora nelle carceri, e anche i detenuti [vittima di un incidente stradale, Cheri Maples è mancata nel luglio del 2017 (N.d.T.)].

Nel 2003, Cheri ha organizzato un ritiro a Madison, nel Wisconsin, per oltre 650 persone, per lo più agenti di polizia e altre figure nel sistema della giustizia penale. Thay e il Sangha di Plum Village sono stati invitati a guidare questo ritiro, durante il quale non ci sono state offerte di incenso, canti o cerimonie. Abbiamo introdotto solo la pratica del calmare e trasformare il nostro corpo e la nostra mente, la pratica di ravvivare e nutrire la sostanza della nostra più profonda aspirazione e la fratellanza/sorellanza, e la pratica del portare una dimensione spirituale nella nostra vita professionale in modo da riuscire meglio nella nostra professione e avere più gioia nella nostra vita quotidiana. È stato un ritiro molto riuscito. Figli miei, immaginate agenti di polizia americani tarchiati e corpulenti che praticano la meditazione camminata con passi gentili e in libertà, siedono in meditazione e respirano con calma, praticano l’ascolto profondo e la parola amorevole seduti in modo stabile. La vita dei poliziotti e di chi lavora nel Dipartimento di Giustizia spesso è piena di stress e sofferenza. Sapete che ogni anno negli Stati Uniti circa 300 poliziotti si suicidano con la loro stessa arma? Lo chiamano “mangiare la propria arma”. Il numero di poliziotti che si suicidano con la loro arma è il doppio di quelli che vengono uccisi da gangster e criminali. Il livello di stress delle guardie carcerarie è così alto perché si trovano spesso a confrontarsi con l’energia della violenza sia nel carcere sia dentro di sé. Statisticamente, dopo 20 anni di servizio, la maggior parte delle guardie carcerarie ha una vita media di soli 58 anni.

Sicuramente c’era molta tensione e sofferenza anche nei poliziotti e nelle guardie che sono venuti a Bat Nha e hanno causato difficoltà ai figli di Bat Nha di Thay. Sono funzionari del governo e devono obbedire agli ordini dei loro superiori, e molte volte sono costretti a fare cose che tormentano la loro mente e il loro corpo. Quando i giovani monaci di Thay hanno scritto la lettera ai poliziotti, sono stati in grado di vederlo, e Thay vi ha elogiato in silenzio quando ha letto quella lettera. Lo stipendio del poliziotto non è sufficiente per vivere: Thay ne è consapevole, e alcuni poliziotti devono usare il proprio potere e la propria posizione per ottenere più soldi e, di conseguenza, a poco a poco perdono la loro aspirazione a servire il paese.

Cheri Maples ha detto che nel 1984, quando si è unita alle forze di polizia, la sua aspirazione più profonda era quella di lavorare per la pace e di porre fine alla violenza e all’ingiustizia. Questa era la sostanza dell’aspirazione. Cheri ha scritto nella prefazione di un libro di Thay: «In poco tempo, sono giunta a conoscere intimamente, ogni notte, le sofferenze causate da povertà, razzismo, ingiustizia sociale, furto, abusi sessuali, abusi domestici, consumi inconsapevoli e oppressione. Desideravo profondamente la pace, ma non capivo che la pace cominciava dal mio cuore. Mi sentivo sopraffatta dalle sofferenze di cui ero testimone, causate dall’incomprensione pubblica e dalle politiche del mio dipartimento. La rabbia mal diretta di altri alimentava la mia impazienza e la mia rabbia. Ho preso a fare il mio lavoro in modo meccanico. Consumavo troppo alcol e mi sentivo arrabbiata e depressa. Di conseguenza, portavo questa sofferenza nei rapporti con la mia famiglia e con gli altri».

Plum Village France

Una volta in contatto con la pratica di Plum Village, ha imparato che poteva portare una pistola con consapevolezza. In Cheri è cominciata la trasformazione che le ha permesso di far rivivere la sua profonda aspirazione. Alla fine, Cheri ha potuto servire il suo paese e il suo popolo in modo molto profondo. La felicità di Cheri è aumentata di molto grazie alla sua pratica. Quando ha saputo che eravate stati scacciati da Bat Nha e che vi trovavate sotto stretta sorveglianza al tempio di Phuoc Hue, ha scritto una lettera al Presidente e al Ministro del Dipartimento di Pubblica Sicurezza Nazionale del Vietnam per chiedere loro di intervenire, affinché poteste tornare a praticare in sicurezza nel luogo in cui eravate stati ordinati. Cheri ha inviato a Thay una copia di quella lettera.

Se Cheri è riuscita nella sua pratica e ha potuto riaccendere la sua aspirazione a servire il suo Paese, a trovare gioia nella sua vita di servizio, è stato grazie alla sua diligente pratica spirituale. Allora non è forse vero, figlioli, che anche i nostri agenti di polizia possono fare lo stesso, soprattutto quando sappiamo che molti di questi agenti e poliziotti provengono da famiglie buddhiste? Nella lettera inviata al Presidente e al Ministro del Dipartimento della Pubblica Sicurezza Nazionale, Cheri ha condiviso la sua speranza che in futuro si tengano ritiri per gli ufficiali del governo in Vietnam come quello organizzato in Wisconsin, e che ci sia la possibilità che gli ufficiali di polizia e altri funzionari del governo degli Stati Uniti possano venire in Vietnam a praticare insieme agli ufficiali di polizia e ad altri funzionari del governo in Vietnam. Il ritiro in Wisconsin è stato molto riuscito, anche se non è stato un ritiro facile. All’inizio le sofferenze e i pregiudizi erano forti, ma si sono gradualmente trasformati nel corso del ritiro. Il tema del ritiro era “Mantenere la pace”. Questo tema ricorda a Thay una canzone per bambini del Nord: «Zio poliziotto, ti vogliamo molto bene. Con il fucile in spalla, tu mantieni la pace». Le pratiche di consapevolezza offerte durante il ritiro hanno avuto un effetto estremamente positivo sia sui poliziotti che sulla comunità. Cheri ha scritto nella sua lettera: «Grazie agli insegnamenti di Thich Nhat Hanh, credo che il nostro dipartimento si sia trasformato: se prima eravamo agenti di polizia in virtù della nostra autorità, ora siamo agenti di pace in virtù dei nostri rapporti con la gente nella comunità».

I ritiri organizzati per gli agenti di polizia, per i membri del Congresso e per i funzionari del governo si sono svolti in uno spirito non settario. Non ci sono state pratiche devozionali e cerimoniali come in altri ritiri, perché secondo le leggi dei paesi democratici occidentali, la religione e lo Stato non possono essere mescolati. Thay e il Sangha rispettano questo principio, quindi durante quei ritiri non avevamo l’intenzione di convertire i partecipanti al buddhismo. Volevamo solo aiutare questi praticanti a trasformare le loro sofferenze e le loro difficoltà interiori e a riscoprire la fede nei loro ideali e nella loro fratellanza/sorellanza.

Negli Istituti Buddhisti gli studi sono basati più sulla teoria che sulla pratica. Bisogna integrare la pratica al livello base degli studi buddhisti, e anche a quello intermedio e a quello superiore, in modo che il buddhismo possa trovare davvero applicazione nella vita quotidiana. Solo grazie a  questa pratica è possibile ritrovare e mantenere stabile la propria aspirazione monastica senza farsi catturare da fama e profitti. Questa pratica è utile anche per le scuole superiori di Pubblica Sicurezza del Popolo, le Università di Polizia del Popolo e gli Istituti di Sicurezza del Popolo. Può essere integrata nel programma di studi e praticata senza presentarla come una religione, proprio come durante il ritiro in Wisconsin. Thay suggerisce che il capo del Dipartimento di Cooperazione Internazionale per la Sicurezza parli con l’insegnante di Dharma Cheri Maples in modo più dettagliato in merito a questa proposta. È possibile che i nostri insegnanti di Dharma diano il loro contributo agli insegnamenti e alle pratiche di questi centri di formazione per poliziotti e altri funzionari governativi. Quando possiamo aiutare il nostro Paese e la sua gente, allora, anche se siamo accusati di essere comunisti, va bene fintanto che quello che facciamo aiuta le persone a soffrire meno. Se i poliziotti soffrono, anche la gente soffrirà. Se i poliziotti hanno sofferenze interiori e non riescono a risolverle, il loro dolore si riverserà sulle loro famiglie e sul popolo. Se i poliziotti sono corrotti e abusano del loro potere, non solo è un peccato per i poliziotti e per il governo, ma soprattutto è un peccato per la gente. L’educazione dovrebbe fare in modo che le politiche dei Dipartimenti possano rispondere alle reali necessità della gente, in modo che l’educazione possa davvero portare beneficio.

Figli miei, nella storia, di quando in quando si manifesta un grande maestro spirituale che sembra purificare e rinnovare la tradizione buddhista. Maestri come Nagarjuna, Deva, Asanga, Vasubhandu, Tran Na, Tzuantzan, il Sesto Patriarca Hui Neng, Linji, Tri Gia e Tang Hoi, sono stati tutti rivoluzionari che hanno avuto la capacità di rinnovare il Buddhismo, affinché potesse rispondere più efficacemente alle nuove situazioni sociali. Il grande Maestro T’ai-hsu negli anni ’30 del secolo scorso chiedeva «Rivoluzione negli insegnamenti! Rivoluzione nei precetti! Rivoluzione nelle proprietà!» Sono in molti nella cerchia monastica del nostro paese ad aver ascoltato questa chiamata e ad aver lavorato duro per trovare il modo di far prosperare il buddhismo. Per tutta la vita, anche Thay ha cercato di realizzare questa vocazione. Se non c’è una rivoluzione degli insegnamenti, è difficile applicare gli insegnamenti nella vita moderna. È per questo che dal Buddhismo impegnato siamo passati al Buddhismo applicato. Se non c’è rivoluzione negli insegnamenti, i precetti tradizionali e le buone maniere non potranno far fronte alla crisi sociale moderna, alla corruzione e ai mali sociali nella nostra società attuale. Per questo motivo, ora abbiamo i Cinque Addestramenti alla Consapevolezza riveduti, i Dieci Precetti per i novizi riveduti, L’Ordine dell’Interessere e i Pratimoksha riveduti. Se non cambiamo l’insegnamento sulla gestione dei beni e dei possedimenti e continuiamo a dipendere dalle offerte e dalle donazioni dei laici, come possiamo avere abbastanza libertà per realizzare la rivoluzione negli insegnamenti e nei precetti, e per contribuire all’opera di purificazione e di costruzione di una società che sia democratica e sana? Senza la rivoluzione negli insegnamenti, nei precetti e nella gestione monastica della proprietà, il Buddhismo sarà qualcosa di decrepito, corrotto e senza vita, non potrà continuare a prosperare o a svilupparsi, e si estinguerà. Questo vale anche per le organizzazioni politiche: se non c’è il fuoco rivoluzionario ad alimentarle, diventano decrepite e corrotte. Andranno contro le loro aspirazioni originarie, e i loro adepti cercheranno solo di trarre benefici personali dal loro impegno, che non sarà più motivato dai loro ideali.

Thich Nhat Hanh in Vietnam, 2007

Durante il viaggio in Vietnam nel 2007, Thay ha avuto la possibilità di visitare e osservare personalmente molti templi di Hanoi. Nella sala del Buddha, nella sala dei Patriarchi, nel cortile, ovunque fossero esposte statue del Buddha, dei Boddhisattva, degli Arhat, dei Patriarchi, dei Protettori del Dharma e della Santa Madre, c’erano offerte in denaro infilate nelle mani di queste statue. Si aveva la sensazione che quei Buddha, Bodhisattva, Arhat, Patriarchi, e così via diventassero tutti persone che ricevevano tangenti. Diventavano divinità che proteggevano solo coloro che li corrompevano. Questa immagine ci mostra che il mondo degli spiriti riflette il nostro mondo umano: riflette la convinzione che chi non accetta la corruzione non avrà successo e non potrà realizzare molto. Thay si è chiesto se Bat Nha non abbia potuto continuare perché Bat Nha non accettava questa regola. C’è chi dice che quando l’acqua è troppo pulita, i pesci non riescono a vivere. È questa la verità? No, Thay non vuole credere a questa verità. Ci sono molte persone onorate, veri praticanti nel nostro paese, che non si sono fatti comprare con fama o denaro. E voi, figli di Thay, avete seguito i loro passi, anche se intorno a voi ci sono molti monaci che hanno smarrito la mente del principiante e che cercano solo conforto materiale ed emotivo per soddisfare la propria vita, una vita priva di ideali significativi e di un senso di fratellanza.

Tra gli intellettuali, gli umanisti e i politici ci sono ancora persone che hanno integrità e onestà, che preferirebbero rimanere povere piuttosto che perdere la propria coscienza. Il padre del nostro fratello anziano Phap Hoi era un funzionario molto onesto e retto, contento di vivere modestamente per nutrire la sua integrità e la sua virtù. Grazie a questo, ora abbiamo il fratello maggiore Phap Hoi e tanti altri che, grazie alla loro fede nella virtù tradizionale del nostro Paese, possono preservare la loro integrità.

I semi del Buddhadharma, i semi della pratica della consapevolezza che sono stati seminati negli ultimi anni, stanno cominciando a germogliare. Esposti alla pratica, esposti al Sangha, i buoni semi di aspirazione profonda e di felicità presenti nel cuore di questi giovani cominciano a mettere radici. I giovani monaci insieme ai giovani laici hanno iniziato a riconoscere un meraviglioso cammino spirituale che può aprire un nuovo orizzonte di fratellanza e di profondo desiderio di servizio all’umanità. Cominciano a comparire i “Cheri Maples” del Vietnam. Alcuni funzionari di pubblica sicurezza e giovani poliziotti sono venuti a praticare con noi e hanno iniziato a cambiare. Voi avete avuto l’opportunità di fare amicizia con alcuni di questi ufficiali. Un poliziotto ci aveva confidato di aver capito che quando la mente è inquieta non è possibile portare la pace nella società, e che se la mente è turbata non si può fare altro che peggiorare la situazione. Anche Cheri Maples aveva capito la stessa cosa. Il caso doloroso di Bat Nha è la prova di questo turbamento nei cuori. A causa della paura, del risentimento, delle percezioni erronee, i responsabili della sicurezza hanno causato questo disordine pubblico e hanno disonorato l’immagine della nostra nazione agli occhi della comunità internazionale. Una di quelle “Cheri Maples” del Vietnam ha espresso l’intenzione di essere ordinata monaca.

Appena pochi giorni fa, una giovane aspirante di Mountain Cloud Hamlet, di nome T.M.T., ha scritto una lettera che ci ha commosso e ci ha fatto capire che il sacro fuoco dell’ideale e della fratellanza e della sorellanza può essere facilmente riacceso nell’anima dei giovani. Nella sua lettera “Dietro il cerchio di luce”, T.M.T. ha dimostrato la sua determinazione e la volontà di liberarsi di vincoli come ricchezza, autorità e influenza, per essere ordinata e vivere una vita semplice e felice con la profonda aspirazione di servire l’umanità e tutto ciò che vive. Tutta la sua famiglia si è opposta e tutti la consideravano folle. Cosa ne pensate, figli miei? Se T.M.T. è folle, la sua follia non è diversa da quella del principe Siddharta che rinunciò al trono per la vita monastica. Chi era Siddharta? Siddharta era un giovane determinato a lasciare tutto e a cercare un meraviglioso ideale. Siddharta aveva nel cuore il fuoco rivoluzionario che gli dava energia sufficiente per rinunciare ai privilegi e alle comodità. Chi è Siddharta? Siddharta non è altro che la giovane T.M.T di oggi. Noi siamo i giovani alla ricerca di questo bellissimo ideale. Siamo la continuazione di Siddharta. Siddharta è lì, presente nella nostra terra natale, così possiamo ancora avere speranza. I giovani che scelgono la vita monastica hanno una mente del principiante molto forte, proprio come anche i giovani rivoluzionari hanno una mente del principiante molto forte. Tutti noi dobbiamo preservare la mente del principiante per poter riuscire, per non dare importanza a fama e ricchezza. Con la mente del principiante intatta, possiamo ancora essere liberi e liberati. La pratica del Buddha è di annaffiare i semi di gratitudine, compassione, saggezza e coraggio in noi. L’esperienza dolorosa di Bat Nha ha risvegliato i cuori di tante persone in patria e all’estero e ha contribuito a far rivivere in loro il fuoco dell’ideale e il coraggio. Il poeta Hoang Hung ha scritto nel suo articolo “Quattrocento campane di Bat Nha” che la petizione che ha lanciato per chiedere la protezione del Sangha di Bat Nha conteneva le firme di persone ben note del mondo scientifico, letterario e artistico, di persone che «non avevano mai manifestato pubblicamente contro il governo». Questo significa che i loro semi di compassione e coraggio sono stati innaffiati, e che grazie a questo non hanno esitato a firmare la petizione. Uno di loro ha confidato: «In passato avevo molta paura di essere coinvolto in queste cose, ma stavolta, se non avessi alzato la voce, sarebbe stato troppo vile e non mi sarei sentito a mio agio con me stesso». E naturalmente, dopo aver firmato la petizione, erano felici di sentirsi ancora integri nel proprio cuore. La pratica diligente dei figli di Bat Nha di Thay ha innaffiato i semi positivi dei buddhisti come dei non buddhisti, sia nel Paese sia all’estero, sia dei compatrioti sia degli stranieri. Quei semi sono i semi della fede, dell’amore e del coraggio. La via della non violenza e del non odio dei figli di Thay ha suscitato fiducia verso un umanesimo più gentile per il futuro, risvegliato amore nei cuori, e fatto rivivere in tutti la virtù della non paura che era già presente. I Molto Venerabili hanno parlato apertamente, come anche i novizi buddhisti, gli studenti, gli studiosi e gli intellettuali, i piccoli imprenditori, i funzionari e i membri del Partito, gli amici di religioni diverse: il mondo ha parlato apertamente. Bat Nha, come un loto profumato, ha risvegliato un affetto così bello. La nostra pratica di “annaffiare i semi positivi” può portare in pochissimo tempo un raccolto di amore e felicità.

Miei amati figli, guardando in profondità, vedrete che i responsabili di quanto è accaduto al Sangha di Bat Nha hanno agito in modo contrario a ciò che noi pratichiamo. Innaffiano solo i semi negativi. Hanno minacciato e mentito per innaffiare il seme della paura in noi. Hanno detto che il Sangha di Bat Nha si occupa di politica, che la presenza del Sangha di Bat Nha è una minaccia per la sicurezza nazionale. Hanno definito il Sangha di Bat Nha “reazionario”. Un Generale Maggiore del Dipartimento di Pubblica Sicurezza del Comitato Centrale del Popolo è stato inviato a confrontarsi con la comunità di Bat Nha come se fosse un gruppo di reazionari ostili. Ma al contrario, voi non siete altro che dei veri praticanti che non hanno alcun interesse per la politica e vogliono solo praticare in sicurezza sotto la protezione della Congregazione Buddhista e delle leggi della nazione. Hanno assunto poveri e analfabeti, che non erano buddhisti e non sapevano nulla degli insegnamenti buddhisti, per attaccare il monastero e scacciarvi. Hanno mentito a quelle persone, dicendo che avevate occupato abusivamente il tempio, che siete dei reazionari, “una serpe in seno”, una minaccia per la sicurezza nazionale. In sostanza, hanno innaffiato i semi dell’incomprensione, del sospetto e dell’odio negli altri compatrioti. Quando queste persone hanno perso la loro tranquillità, sono state capaci di abusare, di distruggere, di intromettersi nelle proprietà del monastero e di violare la dignità umana dei loro stessi compatrioti. Come potrebbero altrimenti dei buddhisti bruciare sutra e statue, lanciare escrementi sui Venerabili, strappare le vesti dei monaci, trascinarli come sacchi della spazzatura e violarne le parti intime? Thay ha visto che le loro azioni sono molto pericolose, e che i funzionari che hanno assunto queste persone, in futuro, potrebbero diventare vittime di quelle stesse persone.

Guardando più attentamente, possiamo vedere che non è solo il Sangha di Bat Nha ad essere stato vittima di una politica sbagliata: anche le autorità locali e la popolazione locale sono state vittime di questa politica. Giovani funzionari della pubblica sicurezza e altri funzionari dell’amministrazione hanno ricevuto l’ordine di eliminare Bat Nha e di fare di tutto per portare a termine questo compito, anche se era contrario ai principi morali. La gente dice, per il Partito, per il regime, per la sicurezza nazionale, anche a malincuore dobbiamo svolgere questi compiti. Ci costringiamo a credere di farlo per il bene del popolo e della nazione, ma nel profondo della nostra coscienza sappiamo che queste azioni sono ingiuste, contrarie alla morale. La nostra coscienza è turbata, i nostri stessi familiari ci guardano con dubbio e risentimento, i nostri connazionali ci guardano con sdegno, disprezzo e vergogna. La sofferenza di un funzionario del governo con un salario basso è relativamente ridotta, in confronto alla coscienza tormentata e al risentimento di familiari e connazionali: queste sono le vere sofferenze. La perdita della pace e del rispetto di sé è una grande sofferenza. È una perdita enorme. In guerra, ci sono sempre grandi perdite: i morti, i feriti e i dispersi. Nelle battaglie come quella di Bat Nha, anche se non è morto nessuno, i danni sono stati enormi. Il danno è stato alla nostra dignità umana, alla nostra coscienza, al nostro ideale, all’amore per la nostra patria e all’immagine del nostro Paese sulla scena internazionale. Costretti a portare avanti quelle battaglie ingiustamente, non solo non abbiamo migliorato il nostro Paese, ma lo abbiamo disonorato. Alla fine, tutti noi, giovani monaci, funzionari governativi e funzionari di pubblica sicurezza, ne siamo stati vittime.

Una politica che va a beneficio del nostro Paese e del suo popolo si basa sempre sul fondamento di una visione giusta, che nel buddhismo chiamiamo “Retta Visione”. Se nella nostra mente sono presenti avidità e desiderio, paura e dubbio, non possiamo avere una retta visione: la nostra visione è distorta, non è fedele alla realtà. Questa visione è chiamata “visione erronea”. Considerare Bat Nha come una minaccia per la sicurezza nazionale è una visione erronea. È difficile capire come un evento così assurdo sia potuto accadere. A causa di questa visione erronea nasce il pensiero erroneo secondo cui Bat Nha dev’essere eliminato a tutti i costi. Il pensiero erroneo porta a parole e azioni erronee. Affermare che la situazione di Bat Nha sia una questione interna, che il governo e i funzionari di pubblica sicurezza non abbiano interferito con Bat Nha, che Bat Nha sia coinvolto nella politica e così via, tutte queste affermazioni non sono retta parola bensì parola non retta. Quando un’azione non è giusta viene detta azione non retta. La distruzione, l’espulsione, gli arresti e le violazioni della dignità umana, tutte queste azioni causano sofferenza alla comunità che noi promettiamo di servire, oltre che a noi stessi. Alla radice di questa sofferenza troviamo una visione non retta. A causa di questa visione non retta, ci sono politiche sbagliate che sono dannose per la nazione e il suo popolo.

https://1gkys61108am2vvslv1ayriu-wpengine.netdna-ssl.com/wp-content/uploads/2013/06/thay-drinking-678x1024.jpgBevi il tuo tè!

Per far rinascere la fede e la vitalità nella comunità Buddhista, i veri praticanti spirituali, specialmente quelli che non hanno più un ruolo nelle organizzazioni Buddhiste, devono trovare il modo di riunirsi. A causa della paura e del sospetto, c’è chi ha deliberatamente esercitato il suo controllo sull’organizzazione buddhista. Finora, il metodo di controllo usato è stato infiltrarsi nelle organizzazioni in modo da manipolarle e controllarle. Solo un dignitario Buddhista corrotto può essere manipolato. Se è una persona integra, non può essere manipolato. L’infiltrazione nell’organizzazione buddhista con persone così corrotte danneggia l’organizzazione. Ci sono documenti emessi dall’organizzazione che usano un linguaggio che non appartiene alla vera tradizione Buddhista. Tutti sanno che quei documenti sono stati preparati in anticipo per essere firmati dai dignitari Buddhisti. Con un simile livello di corruzione, come può l’organizzazione Buddhista assumere un ruolo di guida? Se un’organizzazione religiosa viene controllata al punto di essere paralizzata e non osa alzare la voce per proteggere i suoi figli, quell’organizzazione non è più degna di fiducia, non è più in grado di avere un ruolo di guida.

Per questo Thay pensa che i veri praticanti anziani dovrebbero unirsi e far sentire la propria voce per guidare la giovane generazione di Buddhisti e trasmettere l’energia necessaria all’organizzazione Buddhista in modo che questa abbia l’opportunità di risvegliarsi e di progredire. Questo vale anche per un’organizzazione rivoluzionaria. Anche i rivoluzionari anziani devono unirsi e alzare la voce. Alzare la voce per guidare le giovani generazioni, per risvegliare la fiducia in loro e per aiutare a riaccendere il fuoco sacro della rivoluzione che sta morendo nella stessa organizzazione. Fare tutto il possibile affinché chi si unisce all’organizzazione rivoluzionaria abbia ideali, abbia l’entusiasmo dei giovani e abbia la capacità di lasciar andare il potere e la fama. Altrimenti, l’organizzazione attirerà solo elementi opportunisti che entrano nell’organizzazione con l’unico obiettivo di cercare prestigio e potere. Una tale organizzazione non è più un’organizzazione rivoluzionaria, soprattutto quando i suoi membri più anziani, assetati di prestigio e potere, conducono una vita stravagante e lussuosa, e possiedono enormi somme di denaro nascoste in banche straniere. Privi del fuoco rivoluzionario nel cuore, come possono chiamarsi a vicenda compagni senza vergogna?

Poiché volevano eliminare Bat Nha, hanno inventato delle storie: che i monaci di Bat Nha fanno politica, si oppongono al regime, si oppongono alla congregazione, e che Bat Nha deve essere trattato come un’organizzazione reazionaria. “Acqua pura che si vuole ridurre a una melma” (un detto che significa che la verità non può essere macchiata di falsità, per quanto ci si provi). Nella sua lettera, l’aspirante T.M.T. ha scritto: “per uccidere un cane, la gente deve dire che è rabbioso”. Questa è una legge che esiste da migliaia di anni e solo gli idioti non la capiscono. «Perché vuoi metterti dalla parte di Bat Nha? Quel sentiero conduce alla morte. Se la gente vuole distruggerlo, prima o poi sarà distrutto: è inevitabile».

Ma di certo i figli di Thay si sono resi conto che quello di Bat Nha è diventato un caso speciale. Grazie alla vostra condotta, alle vostre pure lacrime prive di violenza e di odio, tutti nel mondo hanno capito che non si tratta di un cane rabbioso, e che forse la gente non vorrebbe o potrebbe mai uccidere questo cane che si chiama Bat Nha. I nostri vicini, sia nel paese che stranieri, hanno visto che questo è un cane intelligente e che dobbiamo salvargli la vita, perché un cane intelligente può fare la guardia alle nostre porte e alle nostre case.

Miei cari figli, ricordatevi di respirare con dolcezza e profondamente per Thay e di camminare con consapevolezza e serenità per Thay. E in qualsiasi circostanza, ci eserciteremo a vivere ogni giorno con tutto il cuore. Dobbiamo esercitarci a vivere in modo genuino e a vedere le cose con gli occhi della compassione. L’oggi è la sostanza che costruisce il domani. Pertanto, dobbiamo vivere bene oggi. Thay ha grande fiducia in voi. L’energia di guarigione dei Tre Gioielli ci protegge tutti. Vi invito a praticare diligentemente la gatha sul “Prendere rifugio nell’isola del sé”. Non cercate nessun altro rifugio oltre all’isola che avete dentro di voi. Queste sono state le parole dell’Onorato dal Mondo.

Una volta tornato a Plum Village, Thay continuerà a scrivervi.

Il Vostro Maestro,
Nhất Hạnh

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What is Mindfulness

Thich Nhat Hanh January 15, 2020

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